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EPISODIO 8

PROLOGO AD ECLIPSE: ARCANI MAGGIORI

Di Igor Della Libera

Alphabet City. Avenue F.

Margareth si era fermata, il rumore dei suoi passi dentro la grande chiesa la spaventava. Perché si era fatta convincere dalla sua amica? Scappare di casa per finire in una cattedrale? E dov'erano Jenny e gli altri che avrebbero dovuto condurla all'altare? Non avrebbe mai pensato di andarci così giovane, a dire il vero non aveva intenzione di sposarsi ne ora ne mai. Ovviamente quelle parole erano in codice.

L'incontro era ammantato di segretezza e questa cosa la incuriosiva ed eccitava. I racconti di Jenny l'avevano convinta a fare quel passo, il primo di una nuova vita. Riprese a camminare, davanti a lei c'era un confessionale. La poca luce che entrava da fuori, dai pertugi nelle vecchie finestre permetteva di vedere solo il panno rosso pesante che velava l'ingresso e le guglie di legno che ferivano l'aria. Pensò di passarci accanto molto velocemente.

Guardò dall'altra parte oltre le panche, nelle nicchie strappate al buio da alcune candele. Le fiammelle pur tremando per il freddo ,come lei, resistevano.

-Dov'è Jenny... dove sono tutti? E se fosse uno scherzo. Odio questo genere di cose. Quanto le odio.- la mano anticipò i suoi pensieri cercando nella borsetta il cellulare.

Non arrivò a prenderlo perché un braccio sbucò dal confessionale. Afferrò il suo e la trascinò dentro. Si trovò la tenda polverosa sulla faccia. Tossì, ma non riuscì a gridare mentre la vista spariva dentro il velluto rosso. Provò a divincolarsi, ma si trovò spinta con energia contro la parete.

In quel buco stretto fatto di legno e peccati qualcuno stava lì con lei. Un fiammifero grattò su una scatola e poi si accese facendo esplodere la luce nel buio. Margareth non fece in tempo a fare nulla che due labbra raggiunsero le sue e spensero ogni grido in un lungo bacio.

Il piacere mitigò la rabbia.

-Mark... brutto bastardo. Mi hai fatto prendere un colpo. Cosa ci fai qui?

-Non mi potevo perdere la tua iniziazione.

-Non sapevo che ci fossi anche tu...- si era ripresa e adesso sul suo volto meno teso brillava un sorriso compiaciuto.

-Jenny non te l'ha detto per farti una sorpresa.

-Ma tu non sei scappato di casa... mi ha detto Jenny che tutti quelli che vogliono farne parte devono abbandonare le vite che avevano.

-Ho aspettato che ti decidessi... fuggiremo insieme. Io ho avuto solo un assaggio dell'Eclisse. Stasera insieme ci abbandoneremo a lei.

Uscirono dal confessionale, mano nella mano, e camminarono verso l'altare.

Margareth notò che sul muro era rimasto il segno di un crocefisso. Stava molto attenta ai dettagli. L'altare sembrava come tutti gli altri, di marmo coperto da un drappo viola strappato qui e lì. Vicino c'era il leggio con sopra un libro. Si trovò addosso la luce e il caldo delle fiamme di quattro torce. Mark sicuro ne afferrò una.

Margareth provò a cacciare via la paura.

-Non siamo arrivati? C'è un passaggio sotto l'altare?

Mark le sorrise e portò la fiamma vicino alla base.

-Non è questa la chiesa dove dobbiamo andare e non è questo l'altare.

Si chinò e premette un bottoncino. Il blocco rettangolare iniziò a muoversi producendo un rumore secco e meccanico. Si rivelarono dei gradini.

-Comunque sul passaggio avevi ragione.- iniziò a scendere illuminando la scala.

-Fai attenzione.- le disse cercando la sua mano -E' facile inciampare. Siamo quasi arrivati. Non dovremo camminare ancora per molto.

Margareth vedeva solo quello su cui si proiettava la fiamma.

-Una cripta? Stiamo andando in una cripta, tipo ossario vero?

Jenny era stata vaga su quello che facevano i tipi dell'Eclisse. Lei non era religiosa, credeva solo in quello che vedeva e toccava. Non credeva ne agli esseri superiori ne a quelli inferiori.

Jenny le aveva assicurato che quello che dicevano giornali e genitori sui ragazzi che erano scappati da casa per finire nelle mani di persone sbagliate erano solo finte verità costruite per nascondere l'avvento dell'Eclisse.

Il problema di Margareth è che aveva sempre dato troppo retta a Jenny. In quel momento con il freddo che le strisciava addosso l'avrebbe voluta lì. C'era Mark che la guidava e se prima il suo sguardo, quel bacio le avevano dato forza adesso l'impressione che provava era quella di stringere la mano di un morto, di un Orfeo rovesciato che invece che portarla via dagli Inferi, la stava conducendo lì.

Margareth non era mai stata credente eppure tutto quello a cui pensava ora era il muro dietro all'altare e l'assenza del crocifisso.

-Eccoci. Lo sai sento il tuo cuore battere anche da qui. Non devi aver paura. L'Eclisse darà forza a noi giovani. Non ci nasconde le cose come fanno tutti, non si dimentica di noi.

Margareth sentiva quelle parole come provenissero da un automa. Non c'era più tempo per i ripensamenti, per scappare. Il corridoio era finito e davanti a loro si allargava una stanza ricavata nella pietra. Tutto quello che c'era era un mantello nero inchiodato alla parete, allargato come a formare una porta.

-Ancora un ultimo passo.

Margareth avrebbe voluto fermarsi dire a Mark che stava per sbattere contro quel muro e la cappa, ma non fece in tempo perché il ragazzo dei suoi sogni allungò un braccio verso il tessuto e vi sparì dentro. Lei distolse lo sguardo quando solo una metà di Mark era ormai visibile e l'altra era sparita come in un macabro numero di magia.

-Non devi aver paura. Il buio non ti farà del male. L'altra chiesa ci aspetta.

Margareth non se ne rese neanche conto, fu come svegliarsi da un sogno molto confuso.

Non seppe davvero se passò attraverso un muro. Non sentì nulla. I brividi che stava provando dal momento in cui aveva iniziato la discesa erano spariti, sostituiti da una calma di tenebra.

Il passaggio fu rapido e dall'altra parte c'era qualcosa di ancor più sorprendente ad aspettarla.

 

***

 

Gideon Mace non aveva debolezze. Apparentemente. In realtà la sua più grande paura non lo abbandonava mai. Non poteva farlo. Gli bastava guardare la mazza ferrata al posto della mano destra per ricordarsi il dolore e il terrore provati. Nella sua testa il rumore più assordante non era quello dell'esplosione che spazzò via il suo compagno e lo privò della mano, ma il click quasi impercettibile che fece la mina nel momento in cui Jaime mise il piede nel posto più sbagliato possibile.

Ecco perché anche adesso rimaneva nell'ombra della grande sala dell'acquario non volendo incontrare ne lo sguardo, ne le azioni dei suoi uomini che stavano sistemando gli esplosivi sulle colonne della stanza.

-Sono entrato.- Frank Darabont teneva la voce bassa per non farsi sentire dai criminali. Non si era ancora abituato al tessuto del cappuccio. Aveva difficoltà anche a regolare il visore ad infrarossi nella maschera di Moon Knight. Si guardava i guanti bianchi e continuava a chiedersi perché avesse accettato quella missione.

Marc Spector non era disponibile e Marlene l'aveva convinto a prenderne il posto, anche se solo in modo temporaneo. Il fisico di Frank era solo leggermente meno robusto di quello di Spector e nonostante qualche imbarazzo davanti allo specchio, dopo aver indossato il costume per la prima volta, si era adattato abbastanza bene alla sua nuova identità. Frenchie non era stato affatto d'accordo ma poi aveva ceduto accettando di dargli almeno una possibilità. L'allarme silenzioso dell'acquario aveva offerto l'opportunità di vedere chi tra Marlene e il francese avesse ragione sulle capacità del poliziotto.

Frenchie lo aveva accompagnato con il Jet all'Acquario. Aveva incrociato le dita mentre Frank sgattaiolava tra le ombre penetrando nell'edificio. Sospirava sollevato adesso nella cabina dell'aereo sentendo nelle orecchie la voce dello sbirro.

-Sono entrato.- sentì di nuovo e poi Darabont aggiunse -come si regola il visore? Ci sono due uomini che stanno mettendo dei pacchi di c4 sulle colonne. Con loro c'è un tizio grosso con una mazza medievale al posto di una mano.

Frenchie non era più tranquillo. La descrizione puzzava di super criminale. Darabont anche prima di quella notte in bianco era abituato alla feccia di strada sofisticata o meno, ma qualcuno con dei poteri extra poteva essere uno scoglio insormontabile per chi non aveva fatto altro che provare le armi del costume nella sicurezza di una base sotterranea.

-Il visore ha incorporato un database. Fai come ti dico. Puntalo sul tipo. Se non è uno nuovo ma è già apparso dovrebbe riconoscerlo. Vedrai le informazioni scorrere sulle lenti e le avrò anche io qui sullo schermo del luna jet.

Darabont aveva problemi anche con il cellulare e non riusciva nemmeno ad immaginare come potessero delle immagini materializzarsi davanti ai suoi occhi. Pero c'erano e raccontavano la storia di un certo Gideon Mace. Non c'era nessun dubbio si trattava dell'uomo che stava dando gli ordini.

Era un ex soldato e un terrorista con manie di grandezza. Aveva anche creato una città ghetto, una specie di utopia militare. Si era scontrato diverse volte con Luke Cage. Darabont conosceva di nome l'eroe di Harlem.

-Secondo i dati Mace dovrebbe essere morto.

-Evidentemente le notizie sulla sua dipartita sono state alquanto esagerate. Ti stupiresti di quanto questa cosa accada spesso nel nostro lavoro- commentò Frenchie che stava finendo di scorrere i dati sulla presunta ultima battaglia del graduato Mace.

-Allora?- chiese Darabont felice di avere quel grillo parlante dall'accento francese che gli consigliava cosa fare. Quello dei vigilantes mascherati non era il suo mondo, non ancora.

-Poteva capitarci di peggio. E' un uomo normale se si esclude la sua arma. Non è tipo da farsi troppi scrupoli nell'usarla per fracassarti la testa. La sua forza però è anche la sua debolezza. Stai lontano e sfrutta il fatto che comunque una mano gli manca e che con quel pezzo di acciaio, non gli è sempre facile mantenersi in equilibrio e gestire gli attacchi avversari.

Darabont aveva ascoltato Frenchie mentre osservava la scena e decideva come avrebbe agito. Doveva per prima cosa sistemare i criminali e l'esplosivo. Prese dalla cintola una mezzaluna. Si ricordò gli insegnamenti del francese, più che altro gli urlacci che gli aveva rivolto e poi le battute sulla sua mira tutt'altro che esemplare.

- Sollevare il braccio, tenerle per un’estremità con due dita, puntare, mirare e poi lanciare.

Il criminale collegò l'ultimo filo e poi diede un piccolo buffetto al pacchetto rosso attaccato alla colonna con due giri di nastro adesivo.

-Qui ho finito capo. Ce n'è abbastanza per buttare giù tutto come un castello di carte.

-Chi ci ha ingaggiato si aspetta proprio questo. Voi avrete i vostri soldi per me invece c'è in serbo qualcosa di speciale.- disse Gideon assottigliando la voce come se volesse cullare tra se quell'informazione. Gli era stato promesso un grande potere.

Anche l'altro sgherro sollevò il braccio facendo segno che aveva terminato.

-Partiamo con il conto alla rovescia?- disse con il tono che tradiva una certa eccitazione.

Poi qualcosa lo colpì alla spalla, non con forza tanto che lo stesso oggetto dopo averlo scontrato (colpito) cadde in terra. Si voltò illuminandolo sul pavimento. Luccicava debolmente. Allungò una mano per raccoglierlo.

-Cosa ci fa una mezzaluna di acciaio...

Non riuscì a dire altro che un bastone argenteo lo colpì al mento spedendolo all'indietro. Cadde sulla schiena e prima che potesse reagire la punta dell'asta lo colpì alla nuca e questa volta non si riprese più. Moon Knight aveva rivelato la sua presenza. Pensava di stordirlo con il dardo ma il lancio era risultato un completo fallimento, così aveva optato per l'approccio diretto.

Con il bastone Frank se la cavava meglio. In effetti nemmeno lui seppe davvero come fece a deviare due colpi di pistola mulinando l'asta. Ci riuscì e si catapultò contro il criminale che aveva sparato e stava per farlo ancora. La pistola gli volò dalla mano e poi con un calcio rinforzato dal kevlar e un pugno allo stomaco ebbe ragione facilmente di lui.

-Ho sentito le sue costole scricchiolare.- disse a Frenchie che era in comunicazione.

-Succede quando si colpisce con dei guanti con lamine di acciaio e vibranio. Non farci caso. Ti manca il pesce grosso.

Gideon Mace rimase a guardare l'eroe e poi sputò disgustato in terra.

-Non mi avevano detto che avrei avuto visite. Me lo dovrò sudare un po' di più il mio dono.

-Mano e mazza in aria, sei in arresto.- urlò Darabont.

-Un consiglio, Moon Knight non fa battute, non parla molto. Attieniti al copione.- suggerì Frenchie.

-Moon Knight non ha una frase di battaglia? Come ha fatto finora?- scherzò Frank mentre Gideon avanzava verso di lui.

-Stai raccomandando la tua anima?, fai bene?. Quando ti troveranno sarai solo un costume con una poltiglia di uomo dentro.

Darabont avrebbe voluto dire qualcosa, spiegargli quanto stupida era quella minaccia, ma preferì attaccarlo in silenzio.

La mazza si scontrò con l'asta e come aveva suggerito Frenchie utilizzò quello slancio per sbilanciarlo. Mace non cadde, barcollò ma poi ruotò l'arma all'indietro e invece del vuoto lo prese ad un fianco. Il dolore fu intenso e Moon Knight si trovò a scappare tenendosi la parte ferita.

Darabont sperò che il tessuto protettivo lo avesse protetto riducendo l'effetto di quel colpo brutale.

Mace sbatté la mazza sul pavimento con forza, alcune piastrelle saltarono e e una lunga crepa si aprì. Voleva spaventarlo, spingerlo in un angolo vibrando colpi feroci, mostrando tutta la sua potenza.

Darabont non aveva esperienza in quel tipo di combattimenti, per quanto pensasse che Gideon Mace fosse solo un uomo come lui il suo cervello reagiva in modo diverso.

-Non posso farcela.- diceva a Frenchie.

-Non cedere adesso, ti sei fatto sorprendere. Ti ha colpito vero? Non eri abituato. Non è il costume a fare l'eroe te l'ho detto.

-Non mi stai aiutando.- sentiva incombere dietro di lui Mace, continuava a distruggere le teche vuote e le scenografie della stanza. Moon Knight avvertiva questi rumori di distruzione sempre più vicini, sempre più forti.

-Non è la maschera ti ripeto, sei tu. Se Marlene è sicura che sei la persona giusta per quel costume ce la farai. Quella ragazza non si sbaglia mai quando c'è da tirare fuori un eroe da un uomo.

Parole semplici, ma innescarono la carica giusta. Moon Knight si fermò e quando la mazza mulinò su di lui, la bloccò usando i guanti rinforzati. Fu un attimo, prese una mezzaluna e la piantò nell'arto assassino.

Mace cercò di scrollarsela, ma questa mandò un impulso elettrico prima che ci riuscisse. Una scarica che da lì lo investì tutto. Fu allora che Darabont colpì con un diretto il plesso solare e poi gli fece ballare la faccia con un uppercut. Mace era quasi all'angolo, ma passata la scossa tornò all'attacco. Moon Knight si piegò in tempo e sfruttando l'inerzia dello slancio lo colpì alla schiena gettandolo in terra. Fu su di lui e, a sorpresa, tolse delle manette speciali bloccandogli le mani dietro la schiena.

-L'ho impacchettato Frenchie, ce l'ho fatta. Hai visto che le manette sono tornate utili. Se volete che continui con questo gioco, fino a quando Mark non tornerà in sella, dovrete farlo alle mie condizioni. Sono Moon Knight, ma sono soprattutto Frank Darabont.

-Ok ottimo lavoro con il criminale di serie b. Dopo questo annuncio il Dottor destino ha già postato sul suo twitter che non dominerà più il mondo.

-Spiritoso. Già che ci siamo, questa cosa del silenzio non funziona, non con me.

-Basta con le rivendicazioni sindacali. La tua missione non è ancora finita.

-Intendi le bombe.

-Sempre più intelligente.

-Non sono un artificiere.

-Per fortuna io lo sono. Mi è sempre piaciuto dire “taglia il filo rosso”. Forza mettiamoci al lavoro.

 

***

 

-Devo ammettere che Frank non sta male con la sua nuova divisa.

Satana aveva osservato lo scontro nel piccolo televisore della cucina. Il rumore del timer del microonde la destò dai suoi pensieri. Mentre sulla tv dimensionale scorrevano le immagini dell'arrivo della polizia aprì lo sportello del forno e tolse una ciotola che fumava.

-Lo psico brodo è pronto.- lo assaggiò complimentandosi per aver dato a quel liquido un sapore quantomeno decente. Lo appoggiò su un vassoio dove c'erano altri piatti e alcune pillole di diversi colori.

-Un ultimo tocco e poi sono pronta per il mio paziente.- mosse la mano lungo il suo corpo e il vestito da Satana divenne un completo da infermiera sexy solo che invece della croce rossa c'era un pentacolo di quel colore.

Prese il vassoio si diresse verso una porta tra le tante che comparivano, e scomparivano, nel suo salotto spaziale. La oltrepassò e si trovò davanti ad un'altra in metallo con uno spioncino.

Era come quella di una prigione o di un manicomio. Ci guardò attraverso. In una stanza bombata dalle pareti viola c'era un letto elegante a baldacchino con lenzuola di seta. Legato mani e piedi giaceva tra quei soffici tessuti Marc. Era addormentato o almeno dava quell'impressione, ma Satana sapeva che non poteva fidarsi di chi aveva ancora nel sangue il potere arcano del lato oscuro. Entrò e Marc non si mosse. Si avvicinò e rimase ancora fermo. Appoggiò il vassoio sul comodino e non successe ancora nulla.

-So che stai fingendo. Da quando ti ho portato qui il tuo unico desiderio è stato trovare un modo per scappare. Ovviamente vorresti anche aprirmi la gola con qualche oggetto appuntito. Posso capirlo. Non sei tu a volerlo, ma la cosa dentro di te che ti divora.

Sollevò un suo braccio mostrando un reticolo di vene scure come filo spinato tatuato sulla carne.

-C'è ancora parecchio veleno nel tuo organismo. Sei fortunato che sono contro i clisteri dell'anima. Preferisco i vecchi rimedi della nonna. Un bel brodo con principi attivi psico entropici e un cocktail assai colorato di pastiglie esoteriche. Da dove vuoi cominciare? - rilasciò il braccio che ricadde sul lenzuolo.

Satana teneva la ciotola in mano e grazie ai suoi poteri un cucchiaio si muoveva prendendo il brodo. Marc aprì gli occhi. Erano rigati di nero come le braccia. Solo sul viso quella rete negativa stava sparendo riportando l'originale aspetto.

-Liberami dannata strega.

-Prima bevi il tuo brodino poi se sarà il caso potrò allentare le tue catene.

-Non voglio nessuna delle tue schifezze. Non credere di potermi tenere prigioniero. Sono più potente di te.

Satana schioccò le dita e i legami si accorciarono costringendolo in una posizione in cui non poteva più davvero muovere un muscolo.

-Apri la bocca o devo usare le maniere magiche?

-Ti ucciderò, ucciderò tutti quelli che mi hanno limitato, che mi hanno sempre costretto ad un ruolo che non è il mio.

-Si si ok, ma adesso apri la bocca. Non sarà facile ripulirti dal virus con cui ti hanno infettato, ma ci riuscirò. Ho bisogno della luna per sconfiggere il male e per farla splendere di nuovo dovrò dissipare le tenebre che oscurano la tua mente e il tuo cuore.

 

***

 

Il primo ad arrivare fu Todd Arliss. Indossava un completo elegante e al collo portava una collana di denti di squalo tigre. Entrò nella sala e si sedette al suo posto. La luce illuminava un tavolo con diverse sedie. Al centro c'era il simbolo di quel gruppo, un' eclissi che avvolgeva e soffocava una luna di cui non rimaneva che un timido bagliore.

Toccò il monile e il suo volto iniziò a mutare, la mandibola si allargò, gli occhi cambiarono in quelli di un pesce, e la normale dentatura venne sostituita da filari di zanne aguzze. Lo Squalo Tigre era pronto per la riunione. Da quando la fondazione Arcana l'aveva contattato e gli aveva offerto quella collana magica gli piaceva trasformare il suo viso in quello della sua vecchia identità criminale, ma il resto del corpo, tornato ad essere quello tonico e perfetto del nuotatore Todd Arliss, voleva che rimanesse così. Non aspettò molto prima che un soffio di vento che portava l'odore dello zolfo facesse ruotare una delle sedie fino a farla sparire nella vibrazione del movimento.

Fu solo un attimo prima che riapparisse e ci fosse seduto sopra Speed Demon.

-Ho fatto una corsa per venire qui.- scherzò.

-Hai idea del perché Warren ci abbia convocati?- lo squalo sembrava dilaniare le parole come faceva con la carne umana.

-No, ma non gli farà piacere sapere del mio incontro con la figlia di Satana. Dovevo occuparmi di due ficcanaso e invece mi sono trovato con i calzoni bagnati.

-Non voglio sapere altro. Warren ha la sua agenda, ma è evidente che stiamo tutti giocando con forze oltre la nostra comprensione. Non si può toccare un nido di serpenti con un bastone senza rischiare di essere morsi.

-Ti preferivo quando sei arrivato qui dalla prigione, non parlavi e volevi solo azzannare le cose.

-Non sai quanto mi sono mancati dei vestiti normali. Quella pelle striata giallo marrone era davvero terribile. Ringrazierò per l'eternità Milo Warren e questo ciondolo hawaiano fatto con i denti del dio squalo, o almeno questo mi è stato detto.

-Idem per me. Primo ero solo un velocista che aveva poco controllo sul suo potere. Il marchio che Warren mi ha impresso mi ha trasformato davvero in un demone della velocità.

La porta si spalancò e venne buttato dentro il cadavere di un uomo. Aveva il collo spezzato e la testa era piegata in modo innaturale. Dietro di lui comparve la statuaria forma di Man Killer, la donna che odiava gli uomini. Indossava il suo caratteristico costume e le gambe scoperte terminavano con stivali di pelle scura.

-L'ho beccato sulla strada davanti alla fondazione. Avevo bisogno di ricaricarmi.

Prese per una gamba il cadavere fresco e lo trascinò con se. Lo mise a sedere di fianco a lei e spinse indietro la testa che si comportò come quella di un pupazzo.

-Warren non sarà contento. Probabilmente quel tipo aveva una famiglia, qualcuno che non vedendolo tornare chiamerà la polizia.

-Come la fai lunga pesciolino. Quella collana ti ha proprio rammollito. Sei sempre più un pesce lesso. Avrai anche imparato a parlare, ma hai perso le palle.

-In teoria uno squalo non le ha mai avute, solo una specie di osso.

Preciso Speed Demon rivolgendo un sorriso ad alta velocità allo squalo.

Arliss non ebbe il tempo di replicare che l'eclissi sul tavolo iniziò a tremare. Fu come se si sollevasse e insieme all'immagine una nebbia nera venata di rosso penetrò nella stanza. Si mosse verso il capo del tavolo e li prese le sembianze di qualcuno che quei criminali, mutati da forze arcane, ancora non conoscevano: Eclipse.

-Un nuovo arrivato. Uno in più con cui dividere la torta della conquista del mondo.- blaterò Man Killer tenendo una mano dietro la testa del suo uomo cadavere.

Eclipse indossava un lungo mantello e un costume che era fatto di fumo. Il simbolo dell'Eclisse era impresso sulla sua fronte.

-Mi conoscete già, con un altro nome.

Squalo aveva capito.

-Milo Warren.

Gli altri si accodarono alla rivelazione e rimasero in silenzio.

-Manca solo Mr Negativo e poi potremo iniziare la riunione degli Arcani Maggiori.

-E' finalmente arrivato il momento di usare le mani?- chiese Man Killer con la sua voce poco femminile spegnendo il pugno destro dentro la sinistra aperta.

-Si è arrivato.

Nessuno disse nulla quando Mr Negativo finalmente li raggiunse. Nel più assoluto silenzio si sedette lontano da tutti gli altri. Mise sul tavolo le sue mani mezze bianche e mezze nere e aspettò che Eclipse parlasse.

-Ci siamo tutti. Come sapete Mr Negativo ha portato a termine la sua missione. Il cavaliere lunare è fuori dai giochi. Questo non ha impedito a chi gli stava intorno di proporre un sostituto. Ho voluto farlo uscire allo scoperto e metterlo alla prova. E' un peccato dover ammettere che Gideon Mace non si è rivelato all'altezza del dono che gli era stato promesso.

-Un uomo non dovrebbe mai fare il lavoro di una donna.- sentenziò Man Killer.

-Avrai la tua occasione. Dopo la visita indesiderata alla fondazione Arcana è chiaro che i miei nemici stanno cominciando a mettere insieme i pezzi. Come già nel passato Konshu da dietro le quinte sta assemblando il suo esercito per opporsi al suo nemico. Perdere il suo avatar principale lo avrà spinto ad affrettare il suo piano. Eclipse non vuole che la storia si ripeta, questa volta non prevarrà la luna e la sua fredda luce.

-Cosa dobbiamo fare? - chiese Speed Demon mascherando a stento il fastidio per quei discorsi pesanti.

-C'è da raccogliere il frutto della chiesa dell' Eclissi, quell'energia di anime unita al caos che i nostri agenti, rafforzati dal potere di Mr Negativo, semineranno in città sarà la chiave per portare alla battaglia che a differenza dell'ultima, combattuta secoli fa tra le sabbie del deserto, avrà un esito assai diverso.

-Squalo Tigre tu ti occuperai del raccolto. Man Killer tu e Mr Negativo preparerete l'esercito dei caos e vedremo se il Moon Knight sostituto sarà all'altezza di questo scontro. Io scommetto di no. Infine tu Speed Demon dovrai correre a Los Angeles. (1)

-Un diavolo nella città degli angeli.

-Li farai un' offerta che spero non verrà rifiutata. Preferirei che chi la ricevesse diventasse nostro alleato, altrimenti puoi assicurargli che ci occuperemo di lui e che la sua fine del mondo sarà nulla in confronto a quella che scateneremo noi.

Congedò i quattro. Eclipse rimase in quella stanza ancora per qualche minuto, pensando a come fosse proprio lì che anni prima, quando non era altro che un archeologo senza finanziamenti, iniziò tutto. Lì convinse i membri della fondazione di aver trovato qualcosa che avrebbe cambiato il mondo. Aveva ragione, ma loro torto a pensare che alla fine li avrebbe lasciati a capo del cambiamento. Scomparve dalla stanza in un nuvola di fumo lasciandola di nuovo silente. L'eclissi sul tavolo splendette di una luce strana.

 

Continua...

 

NOTE

(1) Se volete sapere come andrà la missione di Speed Demon non vi resta che leggere Night Shift 11 dove tra l'altro tornerà un villain molto famoso, anzi famigerato in una nuova veste. Scoprite chi è leggendo l'albo in questione. La promozione è l'anima (venduta) del commercio.